Pensando alla Milano degli anni 80 spesso vengono alla mente dei luoghi comuni come la Milano da bere, i paninari col Moncler, le Timberland, le calze fluorescenti e le facce carbonizzate dalle lampade abbronzanti.
In contrasto perfetto i dark, pallidi come vampiri e immancabilmente vestiti di nero.
Tutto vero, ma al Parco Sempione noo!
Ecco qualche esempio:
Braccialetto in ottone con tao, quello classico è ramato e lascia sul polso un segno bluastro
Giacca con frange in stile apache
Saffi col bambulé, si tratta di una sciarpina di cotone, ottima come foulard ma, all’occorrenza, può essere utilizzata come filtro per il ciloom
Capelli lunghi. Possono essere sciolti, raccolti in code di cavallo o, per i più raffinati, in trecce. La riga in mezzo è d’obbligo
Scarpe vissute o almeno un po’ sporche, del resto, un frequentatore di parchi non può averle pulite
giovedì 20 maggio 2010
mercoledì 19 maggio 2010
Fela Kuti a Milano – 1980
Quando verso fine agosto arrivò per una serie di concerti in Italia, Fela Kuti venne arrestato appena sceso dall'aereo accusato di detenzione di stupefacenti: tra il suo bagaglio qualcuno, che lo voleva incastrare, gli aveva infilato due valige piene di marijuana.
Infatti era un deciso e carismatico oppositore del regime nigeriano di quei tempi.
Intanto tutti i musicisti del suo gruppo (tra cui le numerose mogli che facevano notizia sui quotidiani dell'epoca) aspettarono parecchi giorni prima della liberazione di Fela Kuti.
Passavano le giornate al Parco Sempione. Quando andai lì feci solo una foto.
Uscito dal carcere, organizzarono un concerto memorabile al Castello Sforzesco per raccogliere soldi per il Gruppo. Costo del biglietto: 1000 lire. Anche al concerto feci una unica fotografia.
Alessandro Gatto
venerdì 7 maggio 2010
10 Aprile 1980 - Pino Daniele - Concerto al Teatro Lirico di Milano
Ho trovato l’elenco dei pezzi ascoltati quella sera:
E il mare, I say i sto 'cca, Je sto vicino a te, Quanno chiove, Basta na jurnata e sole, Chillo e nu buono guaglione, Voglio di più (incompleta), Putesse essere allero, Na tazzulella e cafe, Je so pazzo, Uè man, A testa in giù, Musica musica, Napule è, E sò cuntento 'e stà, Alleria, Sotto o sole, Nun me scuccia, A me me piace o blues, Chi tene o mare, Puozze passa nu guaio.
Qualcuno c'era e vuole raccontare?
CLICCA QUI PER VISUALIZZARE TUTTE LE FOTO
…E adesso parla la musica. Grandissimi Pino Daniele e James Senese: "Chi tene o mare"
E il mare, I say i sto 'cca, Je sto vicino a te, Quanno chiove, Basta na jurnata e sole, Chillo e nu buono guaglione, Voglio di più (incompleta), Putesse essere allero, Na tazzulella e cafe, Je so pazzo, Uè man, A testa in giù, Musica musica, Napule è, E sò cuntento 'e stà, Alleria, Sotto o sole, Nun me scuccia, A me me piace o blues, Chi tene o mare, Puozze passa nu guaio.
Qualcuno c'era e vuole raccontare?
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…E adesso parla la musica. Grandissimi Pino Daniele e James Senese: "Chi tene o mare"
martedì 4 maggio 2010
Ricordi C.T.? Il clero ti uccide coll’onda
«Aspetta qui un momento», mi aveva detto la mamma prima di andare a sbrigare qualche faccenda o entrare in un negozio. È stata quella la prima volta che ho incontrato C.T., potevo avere nove o dieci anni, non di più.
Sul marciapiede un uomo buono faceva suonare delle trombette sul suo carretto a dei bambini. Sopra vi erano dei cagnolini, anche loro avevano la faccia dei buoni, di quelli con gli occhi dolci sempre pronti a scodinzolare per una carezza, sempre su quel carretto.
Allora non sapevo nulla di C.T. ma quell’incontro l’ho sempre ricordato, anche anni dopo, quando lo vedevo predicare al Parco Sempione e ripetere all’infinito i suoi mantra: "La chiesa ti uccide coll’onda", "Nel clero esistono impianti a onde che torturano, rovinano e uccidono da lontano. Milioni di morti in Italia", "Popolo bue", "Radio e televisione basta versi da gorilla ma cultura".
Una volta ho visto un “signore apparentemente distinto” che lo attaccava duramente, si erano messi a discutere animatamente, la moglie del “signore apparentemente distinto” cercava di trascinarlo via, ma questo continuava ad inveire contro C.T., doveva essere un bigotto che difendeva la chiesa a spada tratta. Lo trovai piuttosto ridicolo, mentre l’allora spesso deriso C.T. non si scompose più di tanto, uscì indenne da quella confusione dove perfino quei cagnolini mansueti si erano messi ad abbaiare. Poi C.T. proseguì, aveva una missione da compiere.
Per anni ho letto le frasi di Carlo Torrighelli, era questo il suo nome, scritte con la vernice bianca sull’asfalto nei dintorni del Castello Sforzesco. Erano lì, graficamente inconfondibili e ordinatissime, delle opere d’arte, firmate con le iniziali del suo nome, finché il tempo non se le è portate via anni dopo la sua morte avvenuta nel 1983. Leggendole sembrava di ascoltare ancora la sua litania, e anche ora, riguardando queste foto e scoprendo che c’è diverso materiale anche in internet su questo storico personaggio di Milano, mi pare di risentirle: la chiesa ti uccide coll’onda…
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